Pubblicato il: 23/05/2014 alle 10:57
La Corte d'Assise che giudica gli imputati
Al via a Caltanissetta, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Antonio Balsamo, il secondo processo per la strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cilio. Alla sbarra i boss Salvino Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello.
“Con la strage di Capaci, nel ’92, iniziò l’attacco di Cosa nostra allo Stato”. A dichiararlo è stato il procuratore Capo di Caltanissetta, Sergio Lari all’apertura del processo “Capaci bis”. ” In questi 22 anni abbiamo fatto grossi passi avanti. Abbiamo dimostrato durante la fase delle indagini – ha dichiarato il procuratore – il ruolo predominante ricoperto dai Graviano nella strage di Capaci, il cui ruolo fino al 2008 non era ancora emerso. Non è vero che la verità sulle stragi non è stata accertata. Non dimentichiamo che 39 persone, due delle quali nel frattempo sono morte, sono state condannate all’ergastolo e buona parte in via definitiva e che oggi si apre il processo per altri 5 imputati mentre altri 4 hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato. Poi parallelamente ci sono altre indagini in corso e non escludiamo che ci siano ancora altri da complici”.
Giovanni FalconeA sostenere l’accusa in aula, oltre al procuratore Sergio Lari, i sostituti Stefano Luciani, Lia Sava e Onelio Dodero. A permettere ai magistrati di Caltanissetta, di scrivere una nuova pagina sull’attentato di Capaci, sono state le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza.
Confindustria Sicilia e l’Associazione contro le illegalità e le mafie “Antonino Caponnetto”, sono fra gli enti e associazioni, che la Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta dal giudice Antonio Balsamo, ha ammesso fra le parti civili. A costituirsi parte civile anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero all Giustizia, il ministero all’Interno, l’Ente Nazionale Strade, la Provincia di Palermo, il Comune di Palermo, il Comune di Capaci, il Centro La Torre, Confindustria Sicilia, il Siulp, alcuni familiari del giudice Falcone e i fratelli dell’agente Montinaro.
Il procuratore Sergio Lari“Fu il gotha del mandamento di Brancaccio a sentenziare l’inizio della stagione stragista”. In particolare, fu Totò Riina a decidere che i traditori dello Stato, dovevano essere eliminati”. E’ quanto ha affermato il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, alla prima udienza del “Capaci Bis” che si svolge davanti la Corte d’Assise di Caltanissetta.
“Cosa nostra – ha spiegato Lari, rivolgendosi alla corte per l’ammissione delle richieste di prova – ha organizzato un attentato senza precedenti per la quantità di esplosivo che ha utilizzato. Una strage e le cui immagini fecero il giro del Mondo, mostrando un Paese allo sbando. Appena 57 giorni dopo, fu la volta della strage di via d’Amelio. C’è un filo rosso che lega la stagione stragista, iniziata con l’attentato di Capaci e poi conclusasi con il fallito attentato dell’Olimpico. Lo Stato tuttavia – ha sottolineato il procuratore Lari – ha dimostrato di saper reagire all’offensiva mafiosa.
Abbiamo voluto dimostrare che lo Stato non dimentica coloro che hanno pagato con la vita l’aver servito in maniera fedele lo Stato. La sete di giustizia dei familiari merita rispetto”.
Sono più di cento i testi citati dall’accusa alla prima udienza del “Capaci bis”. “La nostra indagine – ha spiegato il Procuratore Sergio Lari – non mette in discussione quanto emerso nei precedenti processi. In questo nuovo troncone, va fatto un distinguo fra il ruolo ricoperto dal boss Salvatore Madonia e gli altri quattro imputati. Bisogna tenere in considerazione le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Spatuzza e Tranchina”. Nel corso del “Capaci bis” la Procura ha chiesto di ascoltare anche le deposizioni di altri pentiti, come Leonardo Messina, Antonino Giuffrè e Giovanni Brusca.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Lari – è quello di dimostrare che la stagione stragista partì dopo la riunione della commissione provinciale risalente al dicembre del 91. Poco prima si era riunita la commissione regionale. Fu in quell’occasione che Riina dichiarò guerra allo Stato per via della piega che aveva preso il maxi processo, per l’attivismo di Falcone, per la presenza di nuovi collaboratori di giustizia. In sostanza era finita l’invincibilità di Cosa nostra. Era un’inversione di tendenza da parte di Cosa nostra che fino ad allora aveva tentato sempre di trovare un accordo con pezzi delle istituzioni”.
“Il gruppo di fuoco del mandamento di Brancaccio ebbe un ruolo risolutivo nella fase esecutiva della strage di Capaci. Ricoprì un ruolo fondamentale nel reperire e preparare oltre i 200 chilogrammi di tritolo utilizzati per far saltare in aria il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta”. Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari alla prima udienza del “Capaci bis”.
“Il grande buco nero, sino ad ora sulle indagini relative alla strage di Capaci, riguarda il fatto che il mandamento di Brancaccio fino ad ora è stato escluso, quando invece ricoprì un ruolo fondamentale”.
Al “Capaci bis” entreranno le conversazioni registrate in carcere relative alle dichiarazioni del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina il quale si assunse la responsabilità sulle stragi. “Ad oggi – ha concluso Lari – non sono tuttavia emerse delle responsabilità esterne”.