Pubblicato il: 24/09/2019 alle 11:41
"Va fatta luce sulla figura dell'ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco". Lo ha detto l'avvocato Vincenzo Greco, legale dei figli del magistrato Paolo Borsellino questa mattina nel corso delle conclusioni delle parti civili nell'ambito del processo Borsellino Quater, ripreso questa mattina in Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta che vede sul banco degli imputati i boss palermitani Salvatore Madonia e Vittorio Tutino condannati in primo grado all'ergastolo per la strage di via d'Amelio a Palermo, e i falsi pentiti Francesco Andriotta, Calogero Pulci e Vincenzo Scarantino. "Come difensore dei figli del giudice Borsellino – ha detto il legale – mi associo alle richieste della procura generale. Sono condivise le richieste, il contenuto e l'impostazione della requisitoria. Proprio perché siamo sempre orientati verso l'accertamento della verità. Dalla procura sono stati elencati sei punti oscuri su cui bisogna fare ancora luce. Questa difesa si permette di aggiungerne un altro. Vi è un punto che ancor più avrebbe dovuto essere indagato che riguarda la persona del procuratore capo Giammanco, morto poco tempo fa. In oltre 20 anni nessun elemento della magistratura ha ritenuto di doverlo ascoltare. E' un soggetto che avrebbe potuto dirci molte cose interessanti rispetto alla strage. Il procuratore Giammanco e il giudice Borsellino avevano totalmente interrotto i loro rapporti. Vi era un totale disprezzo da parte di Borsellino nei confronti del procuratore Gianmanco. Il giorno 28 giugno del 1992 nella sala vip dell’aeroporto Fiumicino apprende non dal procuratore capo Gianmanco ma da un politico che era pervenuto il tritolo che lo doveva uccidere. Poco dopo ci sarà un drammatico confronto tra i due. Il dottore Borsellino esce con la mano fratturata perché ha battuto un pugno sulla scrivania per aver saputo da altri il fatto del tritolo. La mattina della strage Gianmanco dirà con toni allusivi a Borsellino “La partita è stata chiusa. Ti sarà affidato il processo su mafia e appalti”. Quel pomeriggio ci sarà la strage. Ma non solo. In pieno agosto il Gip archivia l’inchiesta su mafia e appalti. All’esito di questi eventi verrà sottoscritto un documento da parte di alcuni procuratori di Palermo che si sarebbero dimessi se il procuratore Gianmanco non avrebbe preso atto. Due di questi, Patronaggio e Consiglio, saranno poi sentiti dal Csm e riferiranno che nel corso di una riunione della Dda di Palermo, Borsellino alla presenza di Giammanco, faceva delle domande specifiche sul rapporto mafia e appalti ottenendo dagli interlocutori risposte generiche ed elusive. Questo prova incontrovertibilmente – ha concluso l'avvocato Greco – la profonda conoscenza del dottore Borsellino della questione relativa al rapporto mafia e appalti, diversamente da quanto sembrerebbe venir fuori dal contenuto della sentenza sulla cosiddetta “Trattativa”, ove è scritto che il giudice, essendo stato ucciso, non avrebbe avuto modo di addentrarsi su questo argomento.