Pubblicato il: 13/06/2017 alle 16:15
"La prima soluzione per ridurre precariato e disoccupazione è quella di creare le condizioni perché lavoratrici e lavoratori non siano ricattabili". L'ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, oggi a Caltanissetta per partecipare al settantesimo anniversario della nascita della Cgil Sicilia. "Le forme precarie – ha aggiunto Camusso – sono tutte forme di ricattabilità delle persone, in cui la logica è il non investimento in qualità ma solo in termini di riduzione dei costi. Tutto ciò spiega perché siamo un paese in difficoltà dal punto di vista di innovazione e cambiamento perché se la scelta è solo quella del risparmio è evidente che non possiamo competere con il resto d'Europa".
“Sono cambiate tante cose da 70 anni a oggi, basta vedere quali erano le condizioni economiche e di lavoro di allora. Ci sono anche cose che si ripetono, basti pensare al fenomeno di caporalato e alle forme di schiavismo dentro l'agricoltura. Da un lato c'è stato un grande cambiamento del Paese, dall'altro resiste l'idea che il lavoro debba essere solo sfruttamento – ha aggiunto Susanna Camusso, intervenuta a Caltanissetta insieme all'ex senatore del Pci Emanuele Macaluso, che nell'isola è stato il primo segretario della Cgil. Rispondendo ai giornalisti, Camusso ha aggiunto: "Dire che l'Italia è in ginocchio è una definizione abbastanza pesante. Il nostro è un paese che paga la crisi, un paese in cui sono state utilizzate ricette sbagliate, i disoccupati sono tornati a essere sopra i 3 milioni: gli stessi dati del periodo più buio della recessione e ciò che rende non particolarmente ottimisti. Sono assenti politiche di investimento e di scelte che determino una effettiva uscita dalla crisi e un diverso modello di sviluppo".
"Manifesteremo il 17 giugno a Roma – ha aggiunto Susanna Camusso – perché è stato rubato ai cittadini italiani il diritto votare, violando l'articolo 75 della Costituzione, come non era mai successo prima nel nostro Paese, dimostrando che c'era una gran paura di andare a votare e timore del fatto che gli italiani non sono d'accordo con la continua precarizzazione del lavoro. Siamo anche di fronte – ha proseguito – a una violazione dell'ordinanza con cui la Corte costituzionale aveva autorizzato il referendum, dicendo, non a caso, che era abrogabile la norma che non conteneva più la definizione di lavoro occasionale. Ora siamo di fronte nuovamente a una norma in cui non c'è definizione di lavoro occasionale, ma semplicemente un tetto di spese; questo dimostra una politica sbagliata che continua a inseguire la riduzione dei salari e dei diritti". (Fonte Ansa)