Pubblicato il: 23/02/2015 alle 08:00
Quando una coppia è in crisi spesso riflette sulla possibilità di una terapia di coppia. A volte questa viene suggerita da amici e parenti perché “uno psicologo può farvi fare pace, vi farà capire che state facendo una stupidaggine a lasciarvi”….
La dottoressa Claudia Giammusso, psicologa e psicoterapeuta familiare al centro di consulenza e terapia familiare e presso la cooperativa sociale Controluce attribuisce a questo tipo di affermazione la grande resistenze alla terapia che nasce spesso da dei partner o da entrambi.
Infatti come può una persona che prova delusione, sfiducia, rabbia, sconforto, che non ce la fa più a stare con un’altra, a intraprendere con fiducia un percorso che li porterà alla “pace”? E chi dice che la “pace” sia proprio ciò di cui essi hanno bisogno e che desiderano?
In realtà l’idea che la terapia di coppia salvi il legame altro non è che un luogo comune, così come quello secondo il quale il terapeuta in questi casi è colui che riporta la pace, che fa da mediatore, quasi da “predicatore” affinché la coppia non si divida.
Lungi dal pensare che mantenere unito il legame non sia importante, la terapia di coppia non ha però tale obiettivo.
Il terapeuta non conosce a priori quale sia la decisione migliore per quella coppia, sia essa di rimanere insieme o di separarsi. Le persone spesso credono ancora nel proprio matrimonio, ma hanno difficoltà a comunicarsi reciprocamente i propri bisogni, o, al contrario, non sono più felici insieme ma non riescono a pensarsi divisi perché dipendono troppo l’uno dall’altro o perché non vogliono compromettere il benessere dei propri figli.
Spesso quello che una coppia vive ha anche a che fare con gli esempi di “coppia” e famiglia sperimentati da bambini e in adolescenza con i propri genitori.
Se, ad esempio, una persona ha vissuto in una famiglia molto unita, si sentirà estremamente in colpa all’idea di “danneggiare” la propria, ma se tale famiglia unita è stata soffocante, sentirà la paura di essere oppressi anche nella nuova.
Al contrario se si è vissuti in una famiglia in cui la separazione è avvenuta, si avrà paura di rivivere e far rivivere ai propri figli la stessa esperienza se dolorosa e non del tutto elaborata, o al contrario, se vissuta con serenità, si avrà più dimestichezza con l’idea che separarsi non è poi un dramma e si potrà affrontare in maniera funzionale tale esperienza o prendere questa decisione con troppa facilità.
Anche se non se ne è consapevoli, il più delle volte si sceglie un partner in base alla propria storia passata: scelgo una persona forte perché mi sento fragile, scelgo una persona fragile perché ho bisogno di “salvarla” e di sentirmi utile per lei, scelgo una persona fragile come me perché ci appoggeremo a vicenda, scelgo una persona forte come me perché conquisteremo il mondo.
Queste stesse motivazioni con il tempo possono modificarsi, ovvero: “non mi sento più fragile, perché mi tieni sotto una campana di vetro e mi soffochi?” O ancora “io ti ho così protetto e ora tu sei più forte di me?hai tradito il patto implicito!” e via dicendo…
La terapia di coppia aiuta i coniugi ad esplorare la propria storia personale, di coppia e familiare proprio per dare un senso alla crisi e trovare nuovi significati al legame. Tale percorso può risolversi in una riconciliazione, laddove si attivino nuove risorse di coppia e ci si riscopra fiduciosi, o al contrario può portare ad una separazione.
Nel secondo caso, specialmente se ci sono dei figli, il terapeuta potrà supportare la coppia e avviarla verso una separazione il meno conflittuale e confusa possibile, potrà suggerire delle strategie per affrontare la questione con i figli, i parenti, gli amici, e cercare di abbassare il livello di rabbia tra i coniugi, aiutandoli anche a prendere contatto con il dolore che il fallimento del progetto matrimoniale può portare con sé. Il supporto di un terapeuta in questo caso è fondamentale affinché la separazione come coniugi non danneggi l’essere comunque genitori, che devono collaborare per il benessere dei figli, i quali vivranno tale evento non necessariamente in maniera traumatica e ansiogena, come invece spesso vivono quando la coppia si ostina a rimanere insieme ma con un alto livello di conflittualità e malessere che coinvolge l’intera famiglia.
L’obiettivo della terapia di coppia è quindi quello di accompagnare le persone nel percorso che essi stessi scopriranno, attraverso le opportune riflessioni in seduta, essere il più idoneo per il proprio benessere e per quello dei propri figli.
K. Jasper afferma: “Se è vero che le crisi si prestano a mettere in luce il lato peggiore di noi stessi,è anche vero che quelle stesse crisi possono mobilitare le nostre migliori risorse”.
Per approfondire: La psicologia di “Controluce”: i suggerimenti delle esperte contro il “disagio del sé”