Una perizia calligrafica potrebbe mutare la posizione di un tecnico di laboratorio accusato, con altri medici degli ospedali di San Cataldo e Mussomeli, di aver avuto un ruolo nella catena di errori che ha portato alla morte di Angelo Giulietti, il pensionato di Caltanissetta ucciso da una errata trasfusione di sangue durante un intervento all'anca. Adesso che il dibattimento è in fase di conclusione davanti al Tribunale monocratico di Caltanissetta, gli avvocati Salvatore Falzone e Michele Costa – difensori del tecnico Salvatore Fiorenza in servizio all'ospedale “Raimondi” di San Cataldo – hanno chiesto di effettuare una perizia calligrafica sul un documento già acquisito agli atti. Si tratta di un modello prestampato, compilato a mano e firmato da Santa Noto, dirigente medico del centro trasfusionale di San Cataldo, imputata pure lei nel processo. Chi lo ha compilato ha scritto di pugno che l'emotrasfusione per Giulietti era “compatibile”.
Con l'eventuale perizia – sulla quale il giudice scioglierà la riserva all'udienza del 27 ottobre – i difensori di Fiorenza puntano a capire chi abbia redatto il modulo, considerato che lo stesso Fiorenza aveva annotato correttamente sul registro il gruppo sanguigno del Giulietti. Oltre a Fiorenza, sotto processo per omicidio colposo ci sono anche l’infermiere Salvatore Raimondi e il tecnico di laboratorio Filomena Morreale, entrambi in servizio all’ospedale “Maria Immacolata Longo” di Mussomeli, e ancora l’anestesista Angela Ferruzza, i medici Calogero Vullo e Concettina Aurora Ingrascì del presidio ospedaliero di Mussomeli. Contro gli imputati si sono costituiti parte civile con l'avvocato Sergio Iacona la vedova del muratore Michela Battaglia e le figlie Vincenza e Maria Luisa.
La morte di Angelo Giulietti suscitò molto clamore. L’operaio morì il 6 ottobre del 2009 all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento dopo due settimane di agonia. Il 22 settembre precedente era entrato in sala operatoria all’ospedale di Mussomeli per sottoporsi ad un intervento di routine per l’applicazione di una seconda protesi ad un’anca. Secondo gli inquirenti qualcosa però non ha funzionato nelle procedure di selezione delle provette di sangue prima e nella distribuzione delle sacche di sangue pervenute dall’ospedale di San Cataldo. Così a Giulietti fu iniettato sangue differente dal suo gruppo, prelevato da un’altra paziente ricoverata lo stesso giorno in day hospital al “Longo”. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Maria Giambra, Emanuele Limuti, Antonio Impellizzeri, Giacomo Butera, Walter Tesauro.