Dall'ingegnere Giuseppe Tumminelli, consigliere comunale dell'Udc, riceviamo e pubblichiamo:
E' notizia degli ultimi giorni che la politica locale nissena abbia fatto “quadrato” attorno a una tematica delicata ed importante come quella dell'alta velocità ferroviaria che interessa il nostro territorio. Infatti, tutti i partiti di maggioranza e minoranza, sorretti dalla rispettiva deputazione nazionale e regionale, si sono stretti in un coro unanime davanti al paventato rischio che il nostro Comune potesse risultare ulteriormente emarginato da decisioni geo-politiche, con un impatto devastante sulla nostra economia. La TAV va intesa non solo come riduzione del tempo di percorrenza (AV- Alta Velocità), ma anche come alta capacità (AC) che dovrà riguardare il transito dei treni merce, in un contesto di infrastruttura ferroviaria che comprenda anche il doppio binario. In quest'ottica, lo snodo di Xirbi, con il progetto dell'interporto, rappresenterebbe un hub logistico di primaria importanza nei collegamenti regionali di tipo intermodale. Ci troviamo di fronte, da una parte, al conforto determinato dalle parole dell'assessore regionale alle Infrastrutture Dott. Giovanni Pizzo e dell'On. Gianluca Miccichè sul progetto di RFI che interesserà Caltanissetta, e dalla volontà dei Sindaci dei due Comuni più importanti a livello regionale (Palermo e Catania) di portare avanti questa “battaglia” al nostro fianco, dall'altra lo sconforto scaturito dalle parole del Ministro On. Lupi, il quale, negli ultimi giorni, ha ulteriormente ribadito che il Ponte sullo stretto di Messina, per quanto sia un'opera strategica, non è prioritaria. Hanno trovato piena soddisfazione per queste parole (non certo per chi le ha rese) partiti e movimenti che si sono dimostrati uniti durante il consiglio comunale celebrato a difesa dell'alta velocità. Potremo uscire dall'isolamento locale, ma, senza ponte sullo stretto, non usciremo mai dall'isolamento regionale, a fronte di un'Italia a due velocità e di un'Europa che si mostra insensibile alle esigenze del meridione. Potremo impiegare un minor tempo per gli spostamenti regionali, ma continueremo a perdere tantissimo tempo per raggiungere le altre località nazionali ed europee. Il Ponte sullo stretto di Messina è un ponte sull'Europa, che consente di facilitare non solo gli scambi commerciali, ma anche quelli culturali. Sono tanti coloro i quali difendono a spada tratta la necessità di unire la Sicilia al continente, ma tanti sono coloro i quali si scagliano contro. Questi ultimi parlano di cementificazione, di impatto ambientale (ho sentito di flussi migratori degli uccelli, ma non ho sentito parlare dei problemi sulla flora e sulla fauna acquatica messe a serio rischio da decenni di transito dei traghetti nel canale di Sicilia), di risorse economiche da destinare alla realizzazione di altre infrastrutture (RFI e quindi il governo nazionale attraverso il CIPE stanno dimostrando la volontà di realizzare infrastrutture di pubblica utilità al di là delle risorse comunitarie destinate al Ponte). Gli altri (ed io con loro), invece, la chiamano modernizzazione e progresso di una civiltà che ha bisogno di ritrovare la sua importanza e la sua centralità nell'area del Mediterraneo. Abbiamo aspettato fin troppo tempo la realizzazione di un'opera (i paesi emergenti come la Cina realizzano queste infrastrutture in un batter d'occhio), il cui costo di realizzazione sarebbe stato coperto quasi per tre quarti da risorse comunitarie (attraverso l'individuazione del c.d. TEN-T corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo) e da fondi privati (attraverso il Project Financing). Ora l'Italia dovrà spendere una cifra notevole (oltre a quella già spesa per commissionare gli studi di fattibilità del progetto) per liquidare la Società Stretto di Messina Spa. E noi siciliani continueremo ad essere emarginati. Realizzare il ponte non significherebbe solamente rispondere ad una richiesta dell'Europa ma anche ridurre i tempi di percorrenza dei veicoli e dei treni, e quindi delle merci, facilitando il libero scambio e il libero commercio. Rappresenterebbe un volano di sviluppo economico e sociale determinato da maggiori investimenti di multinazionali sul nostro territorio, che desiderano avere uno sbocco sul Mediterraneo, attraverso il potenziamento al contempo del nostro sistema portuale regionale. Pertanto, auspico che su questo fronte ulteriore, tutte le forze politiche locali, regionali e nazionali si coalizzino per ottenere il diritto ad essere cittadini non solo italiani, ma europei.