Pubblicato il: 03/12/2013 alle 13:18
“Ennesima rapina al bar, ok valuto l'ipotesi di pagare il pizzo e non se ne parla più”. Lo sfogo su Twitter di Francesco Massaro, proprietario dell'ominomo bar di Palermo, arriva pochi minuti dopo la sesta rapina subita nel noto esercizio commerciale di via Ernesto Basile. “Èuna cavolata scritta a caldo, naturalmente non lo pagherei mai il pizzo, ma sono davvero stanco. Sei rapine in pochi mesi, non ce la faccio più – si sfoga Massaro – Sono sfinito. Mi hanno chiamato i ragazzi dal bar, terrorizzati, ancora tremanti perchè due malviventi armati sono entrati all'ora di punta e sotto la minaccia delle armi hanno preso i soldi. Ecco perchè ho scritto quel tweet. Ma sono convinto che molti commercianti si pongono questa domanda”.
“Io il pizzo non lo pagherei mai, ma ci si fa delle domande – prosegue Massaro, che è anche giornalista – Mi hanno rapinato appena un mese fa. Io non ce l'ho con le forze dell'ordine, riconsoco che fanno un lavoro complicato. Il probema è che anche quando li pigliano, in quindici giorni sono già fuori. Èla vera stortura del sistema. Dovrebbero restare in cella cinque anni e non pochi mesi, invece… Quindi anche se li arrestano escono subito. Siamo così abituati a questo tipo di cose, rapine e furto, e consideriamo tutto normale quando normale non è. Un commerciante che ogni giorno fa i conti con le banche, i 30 stipendi da pagare, con le tasse che ti massacrano, la Montepaschi, la Serit e ci si mettono pure i rapinatori”
I due malviventi erano armati e con il volto travisato da una sciarpa. Sono scappati minacciando gli impiegati del bar. “Questi due la faranno franca. Ma se li arrestano è secondario. Mi interessa che restino in carcere. Èl'unica garanzia che noi imprenditori possiamo avere, altrimenti la nostra battaglia è inutile. Loro sono delinquenti e vincono e noi che siamo persone per bene, perdiamo. Il mio istinto è di sparargli ma io andrei poi in carcere. Questo sistema non consente alle persone oneste di andare avanti ma dà garanzie ai delinquenti”, dice ancora Massaro.
“Anche oggi ho cercato un buon motivo per vestirmi, uscire di casa e affrontare la quotidiana guerra che il mio lavoro mi impone, un buon motivo che mi instilli grinta e coraggio, che mi imponga di non gettare la spugna, un buon motivo per pagare mese dopo mese trenta stipendi e preparare il Natale, il mese più importante per un'azienda come la mia, con la concentrazione necessaria. Ma non l'ho trovato”, si sfoga il commerciante.