Pubblicato il: 24/06/2020 alle 21:14
Peculato, associazione a delinquere, frode in pubbliche forniture e traffico illecito dei rifiuti: una nuova inchiesta giudiziaria si abbatte sulle imprese che stanno lavorando, ormai da troppi anni, al raddoppio della strada statale 640 che, qualora fosse mai completata, collegherà Agrigento con Caltanissetta e lo svincolo per l'autostrada con un tracciato veloce e confortevole.
Dopo i procedimenti degli anni scorsi, ancora in ghiaccio, la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ha acceso un faro su uno degli ultimi stralci dei lavori, relativo al rifacimento del ponte San Giuliano, uno degli ultimi viadotti che porta alla galleria che collega con l'autostrada Palermo-Catania.
Nelle scorse ore il sostituto procuratore del tribunale nisseno, Simona Russo, ha delegato ai finanzieri una vasta attività di perquisizione e sequestro facendo notificare, contestualmente al prelievo di documenti, oggetti e materiali, delle informazioni di garanzia. L'indagine, stando ai pochi particolari che circolano da ambienti investigativi, ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati dei vertici delle imprese che stanno eseguendo i lavori, con particolare riferimento alla Cmc di Ravenna che, negli anni, ha sostanzialmente ceduto a diverse altre imprese singoli lotti dei lavori o parti degli stessi. Le informazioni di garanzia, come sempre molto "criptate" e sintetiche per non scoprire le carte nella fase decisiva dell'istruttoria degli inquirenti, comunicano un'indagine per una serie molto lunga di reati: innanzitutto il peculato oltre alla frode in pubbliche forniture, il disastro ambientale, il crollo colposo, la truffa aggravata, l'abuso di ufficio, l'associazione a delinquere e il traffico illecito dei rifiuti. (Agrigentonotizie.it)