Pubblicato il: 28/01/2016 alle 10:03
Nonostante gli inviti a diffidare dalle mail nelle quali si invita ad accedere, in via diretta, ai propri conti correnti o richieste di denaro il “phishing” continua ancora a riscuotere vittime.
Il fenomeno consiste in una tecnica fraudolenta di ingegneria sociale mirante a carpire informazioni personali e sensibili (dati anagrafici; user id e password per i conti correnti online o, ad esempio, codici di carte di credito).
E’ quello che è successo a un pensionato nisseno 60enne, il quale nei giorni scorsi ha ricevuto una email, in apparenza inviata dalla propria banca, il cui oggetto era “Comunicazioni della banca” ma, aperta la email l’uomo veniva informato di essere destinatario di una cartella esattoriale poiché sanzionato amministrativamente ed era invitato a cliccare su un link.
Dopo aver cliccato sul link il pensionato era reindirizzato in una “fasulla area clienti” della banca e, ancora una volta, sollecitato ad inserire le proprie credenziali (dati anagrafici, user id e password) e, successivamente, il codice pin generato dal token fornitogli dall’istituto di credito.
Dopo qualche minuto che erano state completate le suindicate procedure fraudolente, presso l’utenza telefonica cellulare dell’uomo perveniva un SMS nel quale la banca, stavolta quella vera, gli confermava l’avvenuto bonifico per circa 3.600,00 euro eseguito dallo stesso, a sua insaputa, in favore della carta prepagata del truffatore.
Resosi finalmente conto della truffa subita al pensionato non è rimasto che chiamare il numero verde della propria banca, che ha immediatamente bloccato il conto, e recarsi presso l’Ufficio relazioni con il pubblico della Questura per denunciare l’accaduto.
Il phishing, com’è ormai noto, La modalità si manifesta con l'invio di email a catena, ad un elevato numero di utenti sconosciuti, contenenti messaggi formulati per influenzare la psicologia del destinatario, il quale, ricevendo tali comunicazioni, apparentemente provenienti da enti, istituzioni o società reali, viene indotto a collegarsi a pagine web o siti non autentici, ma del tutto simili a quelli legittimi.
Il destinatario dei messaggi è quindi sollecitato ad inserire le proprie credenziali per l'accesso ad aree riservate (soprattutto all'home banking), cliccando sui link approntati ad hoc dallo stesso phisher, oppurereindirizzato, attraverso i virus che il phisher ha infettato nel computer della vittima per alterare la gestione degli indirizzi Ip, ad un dominio web fasullo che capterà le chiavi di accesso bancarie del malcapitato, provvedendo a seccargli il conto (definito “pharming”).
Una volta cliccato sul collegamento ipertestuale l’utente viene forzato a inserire le proprie credenziali di Login all’interno di un falso sito appositamente preparato.