Pubblicato il: 13/10/2020 alle 07:51
All’alba di oggi i Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Caltanissetta e Monza, al termine di una complessa attività investigativa, hanno notificato in Riesi (CL) un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal GIP del Tribunale di Monza – a carico del 45enne ai Riesi Salvatore Tambè, già agli arresti domiciliari con la specifica imputazione contestata di aver fatto parte dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra” della “famiglia di Riesi , ritenuto responsabile di omicidio volontario commesso in Muggiò (MB) nel 2013 del cittadino albanese Lamaj Astrit, scomparso nel gennaio 2013 e rinvenuto il 15 gennaio 2019, gettato in un pozzo adiacente un appartamento in ristrutturazione a Senago.
A fare luce sul brutale assassinio furono le parole di Carmelo Arlotta, pregiudicato siciliano trapiantato a Muggiò, che dal carcere ha deciso di collaborare con la giustizia, raccontando che l’albanese era stato attirato con la scusa di una compravendita di marijuana in un box di via Montegrappa a Muggiò, stordito con un colpo contundente e poi strangolato con un filo di nylon da Giuseppe Cammarata, già costretto al carcere duro per mafia. Secondo Arlotta, è stata Carmela Sciacchitano, 63 anni, siciliana residente a Genova, la mandante dell’assassinio di Lamaj, colpevole di avere interrotto la relazione sentimentale durata un anno con la donna e di essersene andato prelevando dalla casa della ex gioielli per 100 mila euro.
Carmelina, così la chiamavano gli amici, avrebbe chiesto l’autorizzazione dei reggenti mafiosi di Riesi, il suo paese d’origine, a reclutare i sicari siciliani per l’esecuzione. Tra i responsabili del presunto omicidio volontario premeditatore, per il pm Rosario Ferracane, anche Angelo Arlotta, fratello di Carmelo Arlotta e il loro cugino Francesco Serio, anche lui residente a Muggiò. Gli imputati sono accusati a vario titolo anche di soppressione di cadavere e di furto per essersi impossessati della Golf dell’albanese, portata dal titolare di un’autodemolizioni di Desio, Ignazio Marrone, lui imputato di riciclaggio per avere fatto sparire la vettura demolendola, dopo però avere smontato e rivenduto il motore dell’auto ad un ignaro cliente. Marrone è stato arrestato perchè ritenuto affiliato alla Locale di ‘ndrangheta di Desio, per cui avrebbe recuperato crediti e finanziato le famiglie dei boss finiti in carcere in seguito alle condanne nell’ambito dell’inchiesta Infinito. Marrone è stato poi condannato anche perchè la sua autodemolizioni è stata ritenuta base operativa per traffici di vetture rubate. Tutte le accuse vengono negate dagli imputati, ancora detenuti in carcere.