Pubblicato il: 25/11/2013 alle 16:20
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita dall’ONU con la risoluzione numero 54/134 del 1999 ha come obiettivo quello di sensibilizzare il maggior numero di cittadini contro quello che Alessandra Cascio, Consigliera di Parità della Provincia di Caltanissetta, ha definito un “un bollettino di guerra, una guerra atavica tra il disturbo mentale di alcuni uomini e l’impotenza di alcune donne”.
Se pochi anni fa si parlava genericamente di violenza sulle donne adesso la cadenza quasi giornaliera dei fatti di cronaca contro quello che è sempre stato definito come il “gentil sesso” ha una sua definizione precisa: femminicidio.
Il problema, secondo la consigliera Cascio è che “ad oggi troppo poco si è fatto per aggredire il fenomeno e trovarne soluzione dando non solo la certezza della pena per i carnefici ma soprattutto un sostegno non solo psicologico alle vittime che riescono a scampare alla morte”. E per chi su scampa alla tragedia della morte si aggiunge un altro dramma: quello di non avere il sostegno psicologico indispensabile per ricominciare a vivere la propria vita con serenità.
Una mancanza che la consigliera riconosce non solo alla Provincia di Caltanissetta ma estende al territorio siciliano, italiano ed europeo. Tra le leggi e le convenzioni che dal maggio 2011 ad oggi sono state approvante la Dottoressa Cascio ricorda la Convenzione di Instanbul, firmata nel 2011, sottoscritta dal Ministro Fornero nel 2012 e ratificata nel 2013 nonché la legge 3/2012 della Regione Sicilia contro la violenza di genere e che istituisce i “nodi territoriali”.
Per le donne, insomma, si discute molto ma si ratifica e si agisce troppo poco. La stessa Convenzione di Instabul, perché sia applicata dovrà essere sottoscritta da almeno 10 stati di cui almeno 8 del Consiglio d’Europa e al momento “l’Italia è la quinta nazione a ratificare dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo”.
La soluzione, secondo la Consigliera è quella di creare una cooperazione tra i vari centri antiviolenza, di ascolto e case di accoglienza che, in sinergia con le istituzioni, possono “giocare una partita fondamentale nella lotta al femminicidio”.
La violenza contro le donne, però, va oltre le mura domestiche o quella rete familiare di ex fidanzati o mariti che ritengono a torto di avere un dominio totale sulla donna: “a livello territoriale è indispensabile avere maggiore attenzione per alcune realtà che esulano dalla violenza familiare e che purtroppo si configurano nella fattispecie dello sfruttamento della prostituzione di donne che spesso provengono da abusi plurimi e ridotte in schiavitù. A Caltanissetta nel 2012 è stata denunciata e sgominata una rete di sfruttamento della prostituzione tra donne rumene, ma la cosa più importante che la denuncia è partita da donne rumene contro un donna rumena che faceva da caporale, a protezione di giovani donne rumene”.
La Consigliera di Parità della provincia di Caltanissetta, nel corso di una prima riunione con le associazioni che da anni sostengono le donne in difficoltà, ha ribadito la sua disponibilità non solo a portare avanti le attività che dovranno essere sviluppate dal “nodo territoriale” nisseno, ma auspica che si possa costituire un nodo territoriale anche presso il comune di Gela, in modo da garantire la presenza dei servizi in tutto il territorio della provincia di Caltanissetta.
“Sono necessarie – ha concluso la Dottoressa Cascio – maggiori risorse economiche non solo a sostegno delle realtà già esistenti, centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza, ma soprattutto per stimolare la creazione di nuovi centri e nuove case su tutto il territorio siciliano. La Sicilia, ancora oggi, è sicuramente agli ultimi posti rispetto altre regioni italiane, per servizi dedicati alle donne vittima di violenza. Sono necessari percorsi culturali ed educativi soprattutto nelle scuole, per aiutare le donne a capire che la denuncia non è “vergogna” e che possono rivolgersi a strutture che assicurano assistenza”.