Pubblicato il: 20/02/2025 alle 17:57
Il derby di ritorno tra Nissa e Sancataldese, in programma domenica prossima alle 15 al Valentino Mazzola, sta mobilitando le rispettive tifoserie. Prescindendo dall'aspetto rigorosamente sportivo si tratta di un appuntamento che offre lo spunto anche per considerazioni più vaste. La partita di andata, conclusasi con un pareggio ricco di gol ed emozioni, pur giocandosi di settimana vide una massiccia partecipazione di pubblico con grande tifo e coreografie spettacolari. Grazie ad un perfetto servizio d'ordine non si verificarono incidenti pur non mancando schermaglie pesanti tra i tifosi. Non passarono inosservati degli striscioni offensivi dei tifosi sancataldesi apparsi eccessivi e forse non condannati a sufficienza dalla società e dalle autorità presenti. Il riferimento è alle parole ingiuriose riservate al presidente Giovannone, che si è sempre mostrato signorile e ha ripetutamente espresso simpatia nei confronti della comunità sancataldese, e all'ex presidente Arialdo Giammusso. Ma colpirono anche due striscioni che avevano ferito la sensibilità di molti nisseni. Uno recitava ” San Cataldo senza provincia”, l'altro “La storia parla di un popolo senza onore, magonzese traditore”. Ebbene ci sarebbe molto da scrivere per contestare la fondatezza di un simile delirio dal punto di vista storico. Il riferimento è infatti alla famosa guerra del 1820 che vide l'assedio e la successiva devastazione di Caltanissetta ad opera di uomini comandati dal principe Galletti di San Cataldo. In quell'occasione nacque l'epiteto di magonzesi affibiato ai nisseni, da Gano di Magonza, ingiustamente ritenuti traditori. In realtà, nel contesto della ribellione di Palermo ai Borbone che regnavano sul Regno delle due Sicilie, Caltanissetta rimase fedele a chi le aveva riconosciuto un ruolo importante e consentito una notevole crescita economica, sociale e amministrativa. Infatti successivamente Caltanissetta ottenne proprio dai Borbone il riconoscimento di “Città fedelissima”, come testimoniato dalle targhe recentemente ritrovate e restaurate, oggi affisse nel palazzo comunale. Nè va dimenticato che le truppe che saccheggiarono la città, incendiando le case e i magazzini e facendo strage di innocenti, erano composte da un gran numero di evasi dalle carceri di mezza Sicilia a cui si unirono dei sancataldesi. Un approfondimento di questa tragica pagina di storia locale dovrebbe stimolare i nisseni ad un maggiore orgoglio e ad una fiera consapevolezza di avere combattuto per fedeltà a chi li aveva aiutati e contro un nemico soverchiante. Oggi tali dinamiche sono decisamente superate e la realtà parla di due comunità che sostanzialmente vivono quasi in simbiosi e in una unità di fatto. Tuttavia diverso appare il modo di rapportarsi con il vicino. Mentre sostanzialmente il nisseno ostenta indifferenza e serenità non si può dire lo stesso per il sancataldese che appare coltivare un campanilismo molto sostenuto. Quello calcistico non è che un riflesso di quello generale e gli striscioni apparsi nella curva sancataldese non sono frutto del caso. Essi infatti presuppongono delle precise rivendicazioni di natura storica che tuttavia appaiono infondate oltre che del tutto anacronistiche. Gli striscioni non sono l'unica manifestazione di una evidente ostilità. La sera prima della partita di andata si svolse una sorta di adunata di tifosi caratterizzata da toni anti nisseni. Tutto ciò oggi non ha alcun fondamento. Non risultano vessazioni di alcun tipo ad opera della città capoluogo nei confronti della comunità vicina, che oltretutto è una sua gemmazione. Si ricordi infatti che San Cataldo nasce da una colonia di nisseni e che, piaccia o meno, molti sfegatati verdeamaranto potrebbero scoprire di avere un antenato “magonzese”. Caltanissetta accoglie quotidianamente migliaia di sancataldesi per motivi di lavoro, di studio, di svago. Il popolo nisseno, in varie occasioni elettorali, non ha esitato a suffrragare abbondantemente candidati sancataldesi consentendone l'elezione ad importanti cariche. Tutto questo indica una postura del nisseno decisamente “cittadina”, poco provinciale e di ampio respiro. Anche dal punto di vista strettamente calcistico il modo di rapportarsi appare diverso. Per il tifoso nisseno quello con la Sancataldese è un derby minore che solo in tempi recenti ha assunto tale qualità. Per il nisseno i derby veri sono quelli con l'Akragas, con il Gela ( o Terranova), con l' Enna, con il Canicattì. E non per un fatto di dimensioni o popolazione delle rispettive città ma semplicemente per tradizioni e prestigio. Certamente negli ultimi anni la Sancataldese ha disputato buoni campionati in categorie superiori a quelle della Nissa ma sotto il profilo storico il paragone non regge. Quando la Nissena, negli anni trenta, disputava gli spareggi, trasmessi in diretta radiofonica in piazza Garibaldi, con Maglie e Casertana per approdare in serie B la Sancataldese non esisteva neanche, e mai per decenni essa incrociò la Nissa nei campionati di serie D e C essendo stabilmente collocata in prima categoria o in promozione. Tutto ciò non per polemizzare o soffiare sul fuoco ma soltanto per ristabilire delle verità e spendere delle parole d'amore nei confronti della nostra bistrattata e adorata città. Riteniamo che sia opportuno valorizzare e potenziare ciò che unisce e metabolizzare ciò che ha diviso in passato. Dall'unione e dal numero nasce la forza e il peso politico e Caltanissetta e San Cataldo avrebbero solo da guadagnare da una effettiva fusione e da una comune programmazione. Ma un presupposto ineliminabile di una simile maturità è il disvelamento della realtà che consente di tacitare luoghi comuni e pregiudizi che alimentano ostilità antistoriche.
Rombo di tuono