Pubblicato il: 23/12/2016 alle 21:16
Come giornali e tv non mancano di farci notare più o meno da due mesi, mia cara mare, sta pe’ trasi’ Natale, Christmas is coming, e tutti giù a immergerci nell’atmosfera natalizia mentre fuori ci sono venticinque gradi, andiamo in giro a maniche corte e giacchetta di cotone tra luminarie che raffigurano renne e paesaggi innevati, peraltro lamentandoci che Natale, a noi, ci mette una tristezza, ma una tristezza che non ti dico, che vorrei addormentarmi adesso e svegliarmi direttamente il sei di gennaio, anzi guarda direttamente il dieci. Eh però sai i bambini ci tengono quindi ho fatto un albero di Natale di trenta metri che consuma in un’ora l’energia elettrica che alimenta Torino in un anno ma ne è valsa la pena. Natale, bene o male, questo è, e vi toccano quindi le Playlist natalizie. Questa settimana giochiamo con i primi dieci libri di Natale che mi vengono in mente: e ricordate, non lo faccio per me, è proprio che i bambini ci tengono.
1) Canto di Natale, Charles Dickens
Dovete sapere che io adoro, letteralmente, Dickens. Mi manda in sollucchero anche il solo sentirlo nominare. Ho letto tutti i suoi libri almeno una ventina di volte e ogni volta mi sono piaciuti di più, Tranne questo, che ho sempre detestato con tutto il cuore e che, ovviamente, sotto Natale mi viene riproposto in tutte le salse, fosse anche nei cartoni animati di Mr. Magoo. Che vi devo dire, a me i cattivoni che si redimono mi sono sempre stati antipatici: Scrooge fu anche più largo della sua parola. Fece quanto aveva detto, e infinitamente di più; e in quanto a Tiny Tim, che non morì niente affatto, gli fu come un secondo padre. Divenne così buon amico, così buon padrone, così buon uomo, come se ne davano un tempo nella buona vecchia città,o in qualunque altra vecchia città, o paesello, o borgata nel buon mondo di una volta. Mah.
2) Il Nataledi Poirot, Agatha Christie
Vi ho accennato al fatto che il Natale mi mette tristezza? Beh, come dicono a Roma, lo fa, lo fa. Forse è per questo che lo trovo molto più digeribile se a raccontarmelo è qualcuno che scrive bene e che riesce a filtrarmelo attraverso uno dei più classici misteri della camera chiusa (vale a dire che qualcuno, in quella camera chiusa dall’interno, è stato assassinato, e capire come è complicatuccio): e chi meglio di Agatha Christie, una che si vantava di aver sposato un archeologo perché più lei invecchiava più lui la trovava bella? E chi meglio del suo personaggio più anticonformista, il buffo omino belga che risponde al nome di Hercule Poirot? C’è in loro molta ipocrisia, a Natale, onorevole ipocrisia, senza dubbio, ipocrisia “pour le bon motif”, ma sempre ipocrisia. E lo sforzo per essere buoni e amabili crea un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno e presto o tardi la caldaiascoppierà provocando un disastro.
3) Fuga dal Natale, John Grisham
Non mi ricordo se vi ho detto che non amo il Natale, ma sono più che certo di avervi già detto che considero John Grisham un narratore di tutto rispetto. Asciutto, incisivo, ma con un’insolita attenzione per i dettagli e una grande bravura nel farteli notare quasi di sfuggita. Questo non è il suo libro migliore, ma è divertente: Fermo sul ciglio della strada con i piedi congelati, la campanella che suonava a stormo, Santa Claus Is Co-ming to Town latrato dall’altoparlante e il marciapiede bloccato dall’allegra brigata, Luther cominciò a odiare il Natale.
4) Rover salva il Natale, Roddy Doyle
Natale mi piace poco, come avrete capito (lo si fa solo per i bambini, d’altronde, si sa), e mi stanno abbastanza antipatiche le favole, però Roddy Doyle mi piace in tutte le salse, tipo quando si mette in testa di scrivere una favola di Natale e riesce, come sempre, a farmi divertire: «Hai bisogno di un vestito nuovo» gli aveva detto Mamma Natale vedendo che gli spuntavano le mutande da un gran buco sul fondo dei pantaloni. «Ho bisogno di un sedere nuovo» aveva risposto Babbo Natale ridendo. «Questo è troppo grosso».
5) La cena di Natale. A tavola con Kay Scarpetta,Patricia D. Cornwell
Marino apprezza ogni tanto un bicchierino di distillato di mais, e ritiene che si sposi molto bene con l’eggnog e che gli dia un carattere particolare. L’eggnog di Marino è per i fuorilegge e per coloro che li combattono. Ti incendia o ti stende. Se non ci si è abituati, meglio starne alla larga, specialmente se ci si deve spostare in macchina nelle dodici ore successive. Ecco, ubriacarsi è un classico, per sopravvivere al Natale.
6) Natale di morte, Nero Wolfe
E’ un racconto del 1958, tra i più divertenti di Stout, particolarmente indicato a chi, come me, non impazzisce per la festa in questione.La frase che me l’ha fatto amare è un irlandese, a una festa di Natale, vuol bene a tutti.
7) Il Nataledi Peppa Pig
Fate poco gli spiritosi, prima o poi toccherà anche a voi, e poi vediamo chi ride.
8) Racconti di Natale, prefazione di Nico Orengo
C’è Collodi, c’è Capote, c’è la Alcott, c’è Stevenson, c’è soprattutto il mio adorato Gozzano col suo Natale a Ceylon: non è gaio il mio Natale, e la flora che mi circonda non è consolatrice.
9) Carognatedi Natale. 100 battute sotto una buona stella, a cura di Massimo Bucchi
Embé, ahò, qui ci sono anche io, figuriamoci, e c’è un grande Francesco Signor: se Babbo Natale non esiste, chi è allora quel panzone nell’armadio di tua mamma?
10) Buon Natale, Charlie Brown, Charles M. Schulz
Non ho messo il link al libro perché è esaurito, ma trovate le storie di Natale dei Peanuts praticamente ovunque. E sono belle, belle veramente, piene di quel sano scetticismo (a differenza dei cartoni animati, che sono di rara bruttezza) e di quella fine ironia che Schulz sfoderava quando era in forma, e il signore in questione era in forma abbastanza spesso. La strip che mi ricordo a memoria è questa: Sally scrive una lettera a Babbo Natale, Caro Santa Claus, poi fi ferma e chiede a suo fratello Charlie Brown, Santa Claus ha un titolo o un grado?, e lui risponde Non ci ho mai pensato. E lei, pronta: Metto Tenente Colonnello.
Manca ancora troppo a Natale, ma se vogliamo sopravvivergli, direi che lo spirito giusto è questo.
*Amleto de Silva, vignettista, autore teatrale, scrittore. Collabora con Smemoranda, Ilmiolibro.it e TvZap. Ha pubblicato Statti attento da me e La nobile arte di misurarsi la palla con Roundmidnight e Stronzology con Liberaria.