Pubblicato il: 19/03/2014 alle 16:00
Giuseppe Salvaggio
Lo scorso febbraio avevano rapinato un autotrasportatore nella zona industriale di Caltagirone. Armato di fucile si era fatto consegnare 700 euro e una busta chiusa, ma a distanza di un mese gli investigatori hanno fatto luce su quel colpo, scoprendo che vittima e carnefice, in realtà erano complici: il camionista, infatti, era il cognato del rapinatore. Così i carabinieri di Niscemi hanno fatto scattare le manette ai polsi di un autotrasportatore di 40 anni, Giuseppe Salvaggio, e del cognato, Salvatore Cantaro 30 anni, agente della Polizia penitenziaria in servizio a Milano. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip del Tribunale di Caltagirone.
Le indagini sono scattate subito dopo il colpo messo a segno il 16 febbraio scorso lungo la statale 417, all'altezza della zona industriale di Caltagirone, da un uomo armato di fucile e con il volto travisato. Il bandito, dopo aver fermato il tir, ha fatto scendere uno dei due occupanti del mezzo e, dopo aver percorso un paio di chilometri sul camion, sotto la minaccia dell'arma si è fatto consegnare dall'autista una busta sigillata custodita sull'autoarticolato e 700 euro in contanti, per poi fuggire a piedi nelle campagne circostanti.
Ad insospettire gli investigatori è stata l'attenzione rivolta dal rapinatore, oltre che ai 700 euro in contanti, ad una busta consegnata agli autotrasportatori a Latina e il cui contenuto non sarebbe dovuto essere noto nemmeno agli stessi camionisti. La busta conteneva, infatti, circa 28 mila euro in contanti e 15 mila euro in assegni. Così l'attenzione si è concentrata su una delle due vittime e sulle sue relazioni con il cognato.
In breve i carabinieri sono riusciti a ricostruire i fatti: il camion, dopo aver raccolto la preziosa busta a Latina, faceva ritorno in Sicilia con alla guida l'autotrasportatore, che “evidentemente – spiegano gli investigatori – ben conosceva il contenuto del plico”. Arrivato alla zona industriale di Caltagirone, l'autotreno si fermava per far salire a bordo il rapinatore travisato e armato di fucile, il cognato dell'autotrasportarore. A questo punto il bandito, fingendosi violento con entrambi gli occupanti del mezzo, ne faceva scendere solo uno, l'unica vera vittima dell'episodio, un 28 enne niscemese, proseguendo la marcia con il cognato. Pochi chilometri più avanti ed una manciata di minuti dopo quest'ultimo ritornava indietro con il camion per prelevare il collega, ma del rapinatore e della busta nessuna traccia. Per i due complici si sono adesso spalancate le porte del carcere di Caltagirone.