Pubblicato il: 29/03/2015 alle 14:44
Parlano di “separazione consensuale” ma non vogliono sentire la parola “espulsione”. Il Movimento Cinque Stelle di Caltanissetta chiarisce i retroscena della messa alla porta della consigliera Valeria Alaimo, una dei portavoce eletta a Palazzo del Carmine. Nella casa nissena di Beppe Grillo s'è consumato uno strappo politico che sicuramente indebolisce la pattuglia pentastellata al consiglio Comunale, considerato che resta soltanto Giovanni Magrì e la Alaimo non ha intenzione di dimettersi, seppur dalla nomenclatura grillina si chiede che faccia un passo indietro essendo stata eletta sull'onda del consenso targato M5S. Una regola non scritta, quanto piuttosto un esame di coscienza. E' quello che oggi hanno rimarcato i grillini.
Valeria AlaimoE oggi il deputato regionale Giancarlo Cancelleri, la sorella Azzurra – parlamentare alla Camera – insieme al consigliere Giovanni Magrì, dopo aver fatto visionare ai cronisti il video dell'intervento di Alaimo all'assemblea di Parma in cui la consigliera contestava il diktat di stampo grillino e criticava alcune mosse sbagliate del direttorio e di deputati accusati di aver perso il contatto con la base e il territorio, hanno ammesso di non essere ovviamente contenti di aver perso un rappresentante in aula.
“Andando a Parma è stata lei stessa ad autoproclamarsi dissidente”, ha esordito Giancarlo Cancelleri in conferenza stampa, alla presenza di altri attivisti del movimento come Dimitri Fonti, Angelo Sole, Roberto Gambino, Michele Tumminelli, Simona Domina. “Dobbiamo prendere atto, nostro malgrado, del reiterato atteggiamento della consigliera comunale di caltanissetta Valeria Alaimo, atteggiamento e comportamento che di fatto la pongono fuori dal Movimento 5 Stelle. Più volte la consigliera Valeria Alaimo ha palesemente dichiarato non solo di non riconoscersi nei valori fondanti del movimento, ma anche di agire in palese e smaccato dissenso rispetto a pregevoli iniziative di colleghi, per cui probabilmente l’unico deterrente viene rappresentato dalla assenza di personale paternità dell’azione. Così è stato per l’iniziativa della Farmacia di Quartiere, prezioso modello di welfare sociale ma più volte osteggiata dalla consigliera Alaimo che ha dichiarato di non riconoscersi e di prendere le distanze dall’iniziativa portata avanti dal consigliere Giovanni Magrì, derubricando addirittura tutta l’iniziativa a voto di scambio”, hanno aggiunto i tre esponenti del Movimento Cinque Stelle.
Alaimo e Magrì il giorno del giuramentoUn mal di pancia che s'è acuito nei giorni scorsi quando – secondo Magrì e i fratelli Cancelleri – “registravamo però un cambio di tendenza con la comunicazione di voler aderire all’iniziativa, salvo poi scadere nel ridicolo quando in occasione di una pubblica assemblea la stessa consigliera, appreso che avrebbe dovuto devolvere obbligatoriamente il 10% del suo stipendio così come definito nel protocollo di intesa, faceva nuovamente marcia indietro. Questo atteggiamento sembra dare solo una possibilità di lettura e cioè che il problema non fosse null’altro che una questione economica, la consigliera più volte ha dichiarato di non voler tagliare il proprio stipendio, cosa che nel M5S è invece una normale prassi per avviare progetti rivolti ai cittadini”.
E nonostante ci sia stato un tentativo di riconciliazione, la frattura fra Alaimo e le regole di casa M5S è stata insanabile. Spiegano i dirigenti del movimento: “Sebbene il gruppo cittadino del Movimento ed i portavoce abbiano più volte cercato di indirizzare la consigliera Alaimo, verso un atteggiamento inclusivo, le scorse ore durante un confronto con la suddetta consigliera è emersa una frattura difficilmente sanabile e che mostra un suo totale disinteresse a riconoscersi nei valori fondanti del Movimento 5 Stelle, valori verso i quali la consigliera aveva più volte dichiarato di credere ciecamente in occasione della tornata elettorale che le hanno consentito di essere eletta raccogliendo la fiducia dei cittadini”.
“Da Valeria volevamo una apertura, ma con i suoi comportamenti si è posta fuori dal movimento – ha aggiunto Giancarlo Cancelleri – e allora le abbiamo chiesto: che ci fai ancora qui? Era impossibile andare avanti, spero che lei non smentisca che sia stata una separazione consensuale. Se abbiamo perso appeal con l'elettorato? Non penso – ha risposto il deputato regionale – se fossimo noti per i voti saremmo già scomparsi da tempo, le battaglie che abbiamo condotto in questi anni ci hanno dato ragione”, ha osservato ancora Cancelleri.