Pubblicato il: 07/06/2020 alle 10:37
Non reggono le accuse per un nutrito drappello di presunti truffatori. Finito in giudizio perché sospettato di avere raggirato una società legata alla Zecca dello Stato per la vendita on-line di articoli di pregio. Alla fine le contestazioni sono finite in una bolla di sapone. Tutti assolti
Così s’è chiuso il processo a carico di diciotto imputati, con tre di loro che dall’accusa sono stati considerati un po’ l’anima della storia finita al centro del dossier, ossia il quarantatreenne Giovanni Capuzzo amministratore unico della «Scalia srl», che sulla carta sarebbe stata attiva nella lavorazione e commercializzazione del legno, oltre che di e profilati, ferramenta, utensileria, colori e vernici; il cinquantadunenne Vincenzo Pillitteri agente per la provincia nissena della «Editalia spa», società che sarebbe stata truffate e, ancora, il quarantaquattrenne Massimo Siracusa segretario della «Scalia srl».
E, secondo la tesi accusatoria, Siracusa e Capuzzo avrebbero ricevuto i beni ordinati on-line senza averli pagati, Pillitteri avrebbe intascato le provvigioni relativi a una dozzina di contratti-trappola – come li hanno indicati gli inquirenti – mentre un’altra schiera d’imputati, indicati dai magistrati come sospetti acquirenti compiacenti, avrebbe ricevuto regalie dai tre.
Un elenco, quello degli altri quindici imputati, di cui fanno parte il cinquantaquattrenne Antonio Giannone, il cinquantaquattrenne Emanuele Valenza, il cinquantaseienne Giuseppe Locicero, il quarantanovenne Sergio Siracusa, il quarantunenne Antonino Fiore, il trentacinquenne Gaetano Ferrara, il trentanovenne Giovanni Chiarelli, il trentaseienne Giuseppe Ciresi, il trentasettenne Liborio Fiore, la quarantasettenne Monica Pilato, la quarantunenne Lucia Grasso la sessantunenne Giuseppina Curatolo, la trentaduenne Giuseppina Tromba, la trentanovenne Marcella Stuppia e la trentunenne Gessica Grasso (difesi dagli avvocati Massimiliano Bellini, Davide Schillaci, Alberto Fiore, Manuela Micale, Maria Francesca Assennato, Manuela Lopiano,Maria Campo ed Antonio La Rocca). Sono stati chiamati a rispondere chiamato a rispondere di truffa aggravata in concorso
Nei loro confronti la «Editalia», società che avrebbe subito danni dal presunto giro d’imbrogli (assistita dall’avvocato Giacomo Vitello), si è costituita parte civile.
Il giudice Giuseppina Figliola li ha assolti perché «il fatto non sussiste». Per tutti loro, ad eccezione di un paio d’imputati, l’accusa ha invece chiesto la condanna: Mentre la difesa, in precedenza, ha rinuncia alla prescrizione.
Il giro di truffe sarebbe concentrato nell’arco di cinque mesi o poco più, da inizio febbraio del 2011 e al 5 luglio dello stesso anno. In questo arco temporale sarebbero stati comprati diversi articoli da collezione per poi essere rimessi in vendita su un sito di aste online che, per l’accusa, avrebbe fatto capo alla «Scalia srl». Ed i danni, per la «Editalia spa», avrebbero toccato il tetto dei 93 mila euro. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)