Pubblicato il: 19/07/2013 alle 11:39
Questa mattina in via D'Amelio, nel luogo della strage che costò la vita al giudice Borsellino e alla sua scorta, è stato organizzato come consuetudine da anni un momento di svago, gioco e memoria dedicato ai bambini dei diversi quartieri di Palermo, “Il 19 luglio per i cittadini di domani”. Dalle 9.30 alle 13.00 via D'Amelio ospita attività di animazione ludica e didattica, giochi, percorsi di legalità, merenda e tanto altro ancora a cura dell'associazione ‘Laboratorio Zen Insieme'. “In via D'Amelio si riuniscono 250 bambini provenienti da vari quartieri, dallo Zen a Borgo Nuovo per giocare e fare memoria attraverso l'animazione. A loro l'associazione Zen insieme “cercherà di trasmettere un messaggio chiave, ovvero che Giovanni Falcone Paolo Borsellino e coloro che hanno perso con loro la vita non sono eroi mitizzati ma persone che hanno fatto fino in fondo il loro dovere e da cui bisogna prendere esempio”.
Tra gli appuntamenti di oggi anche la “biciclettata” con partenza alle 19.30 da via D'Amelio a cura di “A ruota libera” e “Palermo ciclabile”, e le iniziative promosse da Agende Rosse, Il Fatto Quotidiano, e Antimafia2000, riunite sotto il cartello “19 Luglio – Palermo c'e'” e la tradizione fiaccolata.
Un messaggio in memoria dell'eroe Borsellino e di tutti gli eroi antimafia: così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha celebrato il ventunesimo anniversario dell'agguato di via D'Amelio, la strage in cui il 19 luglio del 1992 persero la vita il giudice e la sua scorta. Nella lettera, inviata a Manfredi Borsellino, il capo dello stato rende “commosso omaggio alla memoria di Paolo Borsellino e di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, addetti alla sua sicurezza”.
“Come ho ricordato il 23 maggio scorso – scrive Napolitano – con i tragici attentati del 1992 in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino l'Italia fu ferocemente colpita nelle persone di suoi servitori eccezionali, di grandi magistrati, di autentici eroi di quella causa della legalità e della difesa dello stato costituzionale con la quale si erano identificati. L'esempio e l'eredità che Paolo Borsellino ci ha lasciato, come tutti coloro che si sono sacrificati per tutelare i valori di giustizia, libertà e democrazia, sono oggi alla base delle iniziative sempre più numerose che spontaneamente si sviluppano nella società civile contro ogni forma di violenza e di insidiosa infiltrazione della criminalità organizzata”.
Anche il presidente del Consiglio Enrico Letta ha onorato il ricordo di Borsellino intervenendo al Senato, dove è stato osservato un minuto di silenzio. Letta si è riferito, associandosi, all'intervento di Piero Grasso che aveva aperto la seduta. “La parole che lei ha espresso – ha detto – sono parole alle quali mi associo anche per quanto riguarda l'impegno per il futuro. E in particolare il riconoscimento importante di quel risultato, dell'approvazione da parte della Camera della modifica dell'art. 416-ter, è un riconoscimento che va proprio in questa direzione”. Il premier ha sottolineato “l'impegno nostro a far sì che l'approvazione finale di quel provvedimento arrivi entro l'estate qui al Senato: è la migliore risposta nella giornata di oggi a questo richiamo alla memoria che ci unisce tutti”.
“Oggi è stato ucciso Paolo, ma non dobbiamo essere tristi – dice ai bambini Rita Borsellino, sorella del magistrato – perchè voi siete la speranza che ci farà ricostruire la memoria”. Cosa è cambiato da quando è morto suo fratello?», chiedono alcuni bambini alla Borsellino, che ha risposto così: “La consapevolezza che la mafia esiste e va combattuta, come dimostra la vostra presenza qui. Quando Paolo ha iniziato le prime inchieste contro la mafia e contro chi continuava a ribadire che non esisteva, da quel momento l'antimafia è diventata la sua ragione di vita, e purtroppo, anche di morte”. In Via D'Amelio sono presenti circa 200 ragazzi provenienti da L'associazione “il quartiere di Monreale”, il laboratorio Zen insieme, il Cep San Giovanni Apostolo. “Tanti anni fa ho fatto la scelta di andare via dalla Sicilia, convinto di scappare dalla mafia, ma poi sono tornato per combatterla”, dice l'altro fratello, Salvatore ai bambini