Pubblicato il: 14/07/2016 alle 10:23
“Se fosse vero quanto emerso finora su eventuali manipolazioni da parte di uomini dello Stato vorrebbe dire che mio padre è stato ucciso due volte. Ciò che mi indigna sono i tanti non ricordo portati qui, in aula, da appartenenti allo Stato”. Lo ha detto Lucia Borsellino, figlia del giudice ucciso dalla mafia nel '92, deponendo davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta nel quarto processo per la strage di via D'Amelio. La figlia del magistrato è tornata sul banco dei testi – aveva già deposto – per rispondere sulle confidenze ricevute dall'ex fidanzato Bartolo Iuppa, poliziotto della Scientifica di Palermo, sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino da parte dell'allora capo del pool investigativo Falcone-Borsellino Arnaldo La Barbera. Lucia Borsellino ha ricordato che l'ex fidanzato si lamentava per il modo in cui La Barbera trattava i colleghi e ha aggiunto che sia Iuppa che Gioacchino Genchi, ex poliziotto ed ex consulente informatico, consideravano Scarantino come un personaggio dal basso spessore criminale.