Pubblicato il: 19/06/2015 alle 07:00
La salute è risaputo che passa dall’alimentazione, ma essa deve essere integrata anche dallo stare all’aria aperta. Non sottovalutiamo mai quanto sia importante vivere la propria attività fisica nell’ambiente. Si riflette anche sul nostro benessere.
Si lavora troppo, per lo più in luoghi chiusi, e anche nel tempo libero si trascorrono poche ore all'aria aperta: sarebbero questi i motivi alla base di un deficit di vitamina D, la cui produzione è stimolata principalmente dall'esposizione alla luce solare, che affliggono coloro i quali vivono in città. Quasi nove adulti su dieci, tra quelli che si sono rivolti agli ambulatori di reumatologia tra gennaio e aprile del 2014 in diverse strutture italiane presentavano livelli di vitamina nel sangue inferiori alla soglia ottimale. Il 59,7 per cento aveva uno stato di vera deficienza di vitamina D, al di sotto dei 20 nanogrammi/ml, e il 27,7 per cento circa si trovava in condizioni di insufficienza, con livelli compresi tra 20 e 30 nanogrammi/ml.
Un paradosso, secondo il parere degli esperti reumatologise si considera anche il meridione d’italia un'area di benessere, dove l'attenzione allo stare all’aria aperta è alta. “Il fatto di vivere in un’area di relativo benessere, come quella in cui abbiamo rilevato questi dati, non dovrebbe dare false sicurezze sul fatto di sentirsi protetti dal deficit di vitamina D – spiega a Croce Rossa -. Ci sono tanti fattori da considerare: non va dimenticato che per i quattro quinti la vitamina D dell’organismo deriva dalla sintesi endogena che si attiva esponendosi al sole. L’introito con l’alimentazione conta relativamente”.
La vita cittadina, con ritmi lavorativi frenetici e poche aree verdi a disposizione, inciderebbe quindi sul rischio di malattie reumatiche, come artrite reumatoide, lupus, spondiloartrite, fibromialgia e vasculiti, il cui sviluppo ed esordio sono associati anche al deficit di vitamina D. Sono numerose le funzioni mediate da questa vitamina, il più noto è il ruolo nel riassorbimento intestinale di calcio, un meccanismo in equilibrio per la rigenerazione ossea: quando questo si perde, sale il rischio di osteoporosi. “Correggere lo stato di insufficienza o di franca deficienza di vitamina D – conclude l’Ufficio formazione CRI – è sempre molto importante nel malato reumatico. Ma soprattutto questo problema dovrebbe essere sempre considerato dal medico di medicina generale, ancora prima che il paziente arrivi all’ambulatorio specialistico. Ormai sappiamo che si tratta di un problema sottovalutato soprattutto negli anziani, ed è ora che se ne consideri l’importanza correggendo prontamente l’insufficienza quando necessario o meglio ancora prevenirlo in età giovanile”.